Alla mia età si diventa orfani
dei figli, ma
di tutti i ricordi che ti ho dato
terrei per noi quell’eroe di guerra,
Onestini mi sembra si chiamasse,
morto di spagnola nel Ventuno,
la sua edicola dimenticata accesa
incubava tuorli di passero,
tu li vedevi vivi, curiosa salivi
a osservare i becchi aperti e muti
nel via vai infinito della fame
del bisogno di mettere piume
avere voce e diventare cattivi.
Marco Maggi (da FB) La trovo veramente bella! Grazie Flavio
Come passeri dal becco aperto, son sempre figli da amare anche al ritorno. Bravo!
Un abbraccio
Chiara
Meravigliosa questa immagine degli uccelletti famelici; da sola basta a dire tante cose,a trasmettere l’idea della realtà: che è innanzitutto sopravvivenza fisica; eppure va oltre, suggerendo, anche, la tenerezza del nido, l’inesauribile bisogno di affetto,la fiducia nel futuro: che ci sarà, a dispetto di qualunque cataclisma.
“Nel via vai infinito della fame” Questo verso in particolare-
vita come pulsione che prende corpo ci costringe ad essere spietati per ciò restiamo vivi?
Come posso avere una copia del tuo libro non uso la carta on -line puoi darmi un’altra indicazione?
sì, scrivimi all’indirizzo f.almerighi@libero.it