E’ il giorno della civetta,
gocce nasali ancora da comprare,
chiglie sperperano il mare
discendendo la china
coi senza futuro ammassati in aie
a sfogliare pannocchie e, ballando
sbirciare le caviglie alle femmine,
scordare figli già dimenticati.
Chiusi per fallimento,
non è il solo cartello da appendere
sui cancelli stretti della vita;
sentenziò la Signora Giudice
dall’alto del suo seno vissuto.
Lasciare Ferrara sull’ultimo treno
non evita colate di nebbia barbarica,
fitta da confondere i macchinisti,
inghiotte ogni cosa, bambini e binari.
Sperpero infinito di colli, rosari
e foglie di tabacco;
sibila un forestiero senza valigia.
Leopoldo Attolico: Da leggere , è tutta verità !!
Senza parole. Poesia di spessore. Complimenti Flavio!
Mario M. Gabriele: Caro Almerighi, su codesto testo ci sarebbe molto da dire. L’incipit ti prende e ti avvolge nella sua apertura metaforica e stilistica. Ma tutto il testo e un work in progress, che a me piace molto. Sfrutta codesto stile. Non lasciartelo scappare
Veramente bravo!
Condivido il giudizio di Mario Gabriele, Non farti scappare questo impianto Flavio !