sembra morta
o in procinto di tagliar gole al traguardo,
guerrigliera di sguardo illeso
valorosa, senza nemmeno il labbro spaccato
onore ai censori
animo ai maldestri,
sentitosi in trappola il cuore batte contro il petto
non ha occhi non può vedere dov’è stato amato.
l’acqua vorticando discende lo scarico
dopo averla fugacemente toccata,
scende liscia delle sue asperità.
Semplicemente
sembra morta quando alza la testa
senza essere mai caduta,
il mondo è piccolo (oh quanto manca l’ospite!)
finisce in bianco come sempre il nuovo inizio
Noi siamo quelli che Primo Levi apostrofò (Voi che vivete sicuri/nelle vostre tiepide case…) quando scrisse la poesia “Se questo è un uomo” e non lo abbiamo MAI veramente ascoltato, facendo sì che Auschwitz replicasse all’infinito, e replicherà ancora. Auschwitz sta arrivando ogni giorno e si avvicina sempre più a noi. Un giorno uscirà dalla televisione, ma già ci si sfà la casa, la malattia ci impedisce, e i nostri nati storcono il viso da noi. che sappiamo soltanto maledire, che non ci mettiamo la nostra persona, che invochiamo un mondo migliore, purchè lo facciano altri. Noi sempre più convinti del nostro destino di consumatori da tutelare, attaccati come cozze ai nostri preziosi telefonini fatti di un coltan che odora di morte.
Triste e profetico vaticinio. Non c’è bisogno di credere in qualche “mistero”, basta soffermarsi a guardare la realtà quotidiana staccando gli occhi dallo smartphone.
L’ha ribloggato su Alessandria today.