a passo d’uomo

Obbiettivi sensibili.
Questo cacciare ci costerà la pelle
a forza di cercare. Mani piene
di roba che non salva.

Baci di dama con incarto,
servono unghie molto lunghe
per non far rumore.

Maledici chi è finito sotto,
bambini, animali, poco importa.
Si sa. Qui è rimasta poca luce.

Sono giorni caldi.
A un tratto rompi il silenzio:
e allora questo treno? Dici.
Allora va avanti a passo d’uomo.

(dopo numerose revisioni)

4 pensieri su “a passo d’uomo

  1. ciao Flavio, mi sembra che anche tu stai camminando in un sentiero sentire comuni. Un solo suggerimento: perché non provi a raddoppiare i versi, voglio dire di lasciarli finire dove termina il senso sintattico? – Questo, ovviamente, il linea generalissima, poi ci possono sempre essere delle deregulations. Secondo me certi versi che tu hai spezzato potrebbero benissimo andare su una linea con un bel punto che fissi la cesura forte. Il punto come cesura di un frammento. Che ne dici? È un suggerimento.

  2. Non so. La punteggiatura serve non solo a segnare il ritmo, ma anche – appunto – a separare e sottolineare i concetti.

    Tu sai che io l’ho (quasi) abolita, a favore di una disposizione ritmica dei versi sul foglio: proprio per lasciare al lettore alcune opzioni interpretative del testo, facendo sì che “calchi” in maniera autonoma su certe parole piuttosto che su altre nel corso della (auto)lettura. Ho scelto, insomma, di privilegiare la musicalità del testo, piuttosto che la logica della sintassi.

    Credo che scelte del genere (la mia e quella che ti troveresti a fare, ragionando appunto su cesure e interpunzione), dipendano più dal come si vuole raggiungere il lettore, che dal messaggio che gli si vuol dare; o dal “tipo” di lettore al quale ci si rivolge, visto che alcuni autori si fanno anche questa preoccupazione.

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